Nemmeno in questo periodo “di attesa” per i risultati della Conferenza Unificata, si riesce a mettere d’accordo imprenditori del mondo del gioco lecito, grandi o piccoli. Questo, in teoria, quando tutto il gioco lecito dovrebbe fare fronte comune contro l’illegalità in modo da riuscire, tutti uniti, a combattere questa concorrenza, sempre crescente e sempre assai combattiva. La rete illegale, al contrario, è unita e continua a prosperare con i sui tentacoli, quasi prendendo il posto, ed avendo la meglio, sulla rete lecita che borbotta… ma nulla mette in pratica. E non borbottano neppure tutti, solo qualche piccolo imprenditore del settore e qualche società che si occupa di far giocare nei casino legali alza la voce, ma non nei confronti dell’illegalità, ma contro l’Agenzia dei Monopoli e contro lo Stato. Certo che gli operatori del gioco sono proprio esseri particolari che sembra guardino solo singolarmente il “proprio orticello” senza pensare in grande a tutto l’insieme del gioco pubblico che avrebbe una grande forza se riuscisse a trovare una forza di coesione e di intenti.
Come si fa a pensare che si troverà una linea di incontro tra Stato ed Enti Locali proprio quando il gioco lecito, ed i suoi partecipanti che dovrebbero essere schierati dalla stessa parte, non riesce a prendere tutti per mano ed a fare fronte comune contro “l’altra parte della barricata” che invece è coesa? È una bella domanda che meriterebbe anche un minimo di approfondimento, non fosse altro per capire il perché di questo tipo di atteggiamento. Ordunque, bisogna sottolineare in questa risposta che ci si riferisce al segmento emerso a seguito delle famose “sanatorie” del 2015 ed anche del 2016 che hanno fatto sì venire a galla tante attività illecite, e comunque sempre concorrenziali a quelle lecite, ma che poi hanno continuato ad essere tali dato che il collegamento delle attività “sanate” non è ancora stato perfezionato.
Questo atteggiamento dello Stato (mancato collegamento) non ha fatto “muovere ciglio” ad alcuno degli operatori leciti del gioco, che stanno zitti zitti a vedere ed a subire la medesima concorrenza che si era sviluppata nei loro confronti nonostante la “sanatoria” sia stata sbandierata ai quattro venti insieme alla sua applicazione. E questo per quanto riguarda i “pezzi grossi dell’industria del gioco” che hanno preferito, quindi, stare in stand by… per vedere l’effetto che fa. Per quello che riguarda, invece, la stragrande maggioranza delle “aziendine”, che forse hanno subito in modo più rilevante la concorrenza dell’illegalità, qualcosa si è messo in atto forse perché la piccola attività ludica risente maggiormente della concorrenza dei posti gioco “sanati”.
Quindi, i piccoli imprenditori, titolari di concessioni e di casino online legali, non ci stanno a vedere ridotto il proprio fatturato a causa dell’attività illegale ancora dominante dei Ctd, a cui si sono aggiunti anche quelli “ibridi”, cioè quelli “sanati” e quindi regolari sulla carta, ma in molti e frequenti casi, autori ancora di giocate non consentite ai concessionari leciti con una concorrenza sleale oltre che illecita. Insomma, lo Stato non è in grado di proseguire nel suo intendimento di soffocamento dell’illegalità e sembra proprio, agli occhi dei grandi operatori e sopratutto di quelli piccoli, che l’intendimento dello Stato sia soltanto quello dell’entrata erariale straordinaria, dovuta da parte degli operatori che hanno aderito alla sanatoria. Proprio come è confacente al perfetto stile della nostra Italia… ma non c’è da rallegrarsi per questo.