Erano le 21 del 6 maggio 1976 quando una scossa di terremoto di magnitudo 6.4 devastò letteralmente il Friuli e l’intera regione Friuli Venezia Giulia. L’epicentro del sisma fu localizzato tra Osoppo e Gemona del Friuli, a nord di Udine e il simbolo del sisma furono proprio i paesi letteralmente rasi al suolo, come la vicina Venzone. 137 comuni coinvolti, 990 morti, 3mila feriti e 100mila sfollati, in quanto le case crollarono o furono danneggiate.
Oggi sono iniziate le commemorazioni per i 40 anni del terremoto e parteciperà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per ricordare tutte le vittime, ma anche al forza e lo spirito dei friulani, i quali nonostante la tragedia non si piegarono, anzi. Si misero all’opera per la ricostruzione e ancora oggi resta un esempio per gli standard italiani in situazioni di emergenza di questo tipo. Il motto “prima le fabbriche, poi le case e infine le chiese. Solo così non avremo mai più scenari d’abbandono, non avremo mai più cattedrali nel deserto, costruite per il nulla e il nulla” pronunciato da Mons. Alfredo Battisti è il riassunto di ciò che è stato fatto per far ripartire la vita in Friuli dopo la tragedia.
Alle ore 21 di stasera i campanili delle foranie friulane suoneranno all’unisono 40 rintocchi, grazie all’Associazione Scampanotadors che farà riecheggiare in tutto il Friuli il suono delle campane per commemorare l’anniversario del terremoto del ’76.