L’Aids negli Anni Ottanta era conosciuta quanto la fisica quantistica ai comuni mortali, in quanto era un periodo dove vigeva troppo il bigottismo, nonostante la voglia di trasgressione espressa da look improbabili e sessualità ambigua. Eppure bastava pronunciare quella parola di 4 lettere per andare in paranoia, neanche i malati di cancro o di peste erano marcati in questa maniera così spregevole.
Chi conosceva qualcuno affetto da Aids meritava lo stesso l’emarginazione un comportamento molto ignorante, ma giustificato dalla disinformazione e dalla mancanza di strumenti e risorse per capire cosa realmente fosse questa specie di morbo che portava a morte certa. Ebbene, oggi come allora le cose non sono cambiate, nemmeno in Italia. Certo, la medicina ha fatto progressi e ora chi è affetto da Aids può seguire una cura a base di medicinali per conviverci benissimo, peccato che ai media non interessa minimamente: se ne parla sempre di meno, nonostante i contagiati siano 4000 ogni anno, specialmente i giovani, tra i 25 e i 29 anni.
La Lombardia è la Regione italiana che ha il maggior numero di contagiati, a seguire, Emilia Romagna, Lazio e Liguria, e le persone si accorgono di essere malate tardivamente in quanto il 25% delle persone malate non sa di esserlo.