Aprire un bar: gli errori da evitare

Aprire un bar è, al giorno d’oggi, una scelta che molte persone fanno in quanto amano passare del tempo a contatto con il pubblico.

Opzione spesso considerata quando si ha alle spalle studi alberghieri o nei casi in cui si vuole dare una concretezza alla passione per il caffè o per la cucina – in questo caso, l’investimento iniziale è decisamente meno oneroso rispetto a quello necessario per un ristorante – quella dell’apertura di un bar è una strada che richiede il focus su alcuni errori da conoscere ed evitare.

Vediamo assieme i principali e perché commetterli può essere pericoloso per il futuro della propria attività.

Non considerare i punti forti e deboli della zona in cui si apre

Aprire un bar alla cieca, basandosi unicamente sul criterio delle quotazioni immobiliari non alte, è uno degli errori peggiori che si possa fare. Essenziale, ancora prima di richiedere eventuali prestiti, è studiare bene la zona dove si ha intenzione di dare vita alla propria attività.

Non solo è opportuno mappare gli eventuali competitor, ma farsi anche un’idea in merito alle altre tipologie di esercizi e agli eventuali uffici. Molto utile, anche se non semplicissimo, è entrare in possesso di dati sulla media d’età degli abitanti della zona, in modo da adattare spazi e offerte.

Trascurare questa analisi di mercato preliminare vuol dire, quasi sempre, aprire un bar uguale a tutti gli altri e trovarsi a fallire nel giro di poco tempo.

Non sfruttare il potere dell’abbigliamento brandizzato

Scegliere, per il personale che lavora a contatto con il pubblico, abbigliamento casuale è un altro errore grave. I capi brandizzati hanno diversi vantaggi. Da un lato, permettono di cementare la coesione tra i membri del team e l’identificazione nei valori del brand. Dall’altro, soprattutto quando si parla di magliette, sono fantastici ai fini dell’ottimizzazione della brand awareness, che non dipende solo dalla presenza online.

Fondamentale per un risultato di qualità è ovviamente rivolgersi a fornitori specializzati. L’ecommerce di Paintees, che permette al cliente di creare autonomamente il proprio design, è uno dei principali riferimenti nel campo ormai da tempo, grazie in particolare al passaparola tra chi, negli ultimi anni, ha aperto un bar.

Non fornire informazioni sui fornitori

Mai come oggi, è fondamentale, quando si ha un’attività che prevede la somministrazione di cibo, fornire informazioni in merito ai propri fornitori.

Si tratta di un atto di trasparenza che permette di trasmettere al cliente un senso di sicurezza e di qualità.

Nel momento in cui si dà spazio ai prodotti di aziende che lavorano a km 0 o facendo attenzione alla sostenibilità e si racconta il tutto sui canali dove è presente l’attività, si può apprezzare, nel corso del tempo, un ritorno d’immagine a dir poco positivo.

Pensare che sia utile essere presenti su tutti gli spazi web

Quando si apre un bar, è naturale iniziare a pensare, spesso con frenesia, agli spazi web da presidiare. In questi casi, è bene lasciare un attimo da parte l’entusiasmo e fermarsi a riflettere su cosa è veramente utile.

Non sempre, per esempio, può valere la pena aprire un sito web, opzione che, invece, può avere il suo perché quando si propone, accanto al servizio bar, anche quello di tavola calda.

Cruciale è altresì studiare l’età media del proprio target. A seconda delle informazioni che si riescono a ricavare in merito, si può optare per una pagina Facebook, per il solo Instagram o per entrambi.

Non formarsi

Aprire un bar e avere successo vuol dire mettere in primo piano un approccio all’insegna della formazione continua.

Dai corsi dedicati alla Latte Art, ossia il mondo di tecniche per la creazione di disegni con il latte sulla superficie del cappuccino, all’universo dei sommelier, le scelte davvero non mancano (e permettono di differenziarsi sul mercato).