Oggi come oggi, non è possibile non considerare il trend della sostenibilità. Le aziende che vogliono essere presenti sul mercato con successo devono, per forza di cose, valutare il loro impatto ambientale.
Quest’ultimo aspetto è un criterio che, in sede di acquisto, viene spesso preso in considerazione dai clienti. Quando si guarda al mondo della sostenibilità, un doveroso cenno deve essere dedicato alle bioplastiche.
Dati in continua crescita
I dati degli ultimi anni hanno visto una continua crescita del settore delle bioplastiche. Esemplificativo a tal proposito è l’aumento delle imprese che si sono convertite al loro utilizzo. Interessante a tal proposito è il report del 2019 di Assobioplastiche, che ha parlato di ben 275 realtà aziendale.
Rimanendo nel campo dei numeri, un cenno deve essere dedicato al fatturato che, dal 2012 al 2019, è più che raddoppiato. Se si guarda a livello non solo nazionale ma più ampio, dati molto importanti sono arrivati a fine 2019 dall’associazione European Bioplastics, il principale punto di riferimento per la filiera nel Vecchio Continente.
In occasione della conferenza annuale tenuta nel dicembre dell’anno sopra ricordato a Berlino, ha parlato di come potrebbe andare il futuro. Dati alla mano, ora del 2024 ci si attende un incremento del 15% circa.
A questo punto, viene naturale chiedersi quali materiali vengano annoverati nell’ambito delle bioplastiche. Gli attori del settore utilizzano tale definizione per:
- Polimeri biodegradabili ottenuti da risorse rinnovabili
- Polimeri biodegradabili ottenuti da risorse di origine petrolchimica
- Plastiche a base bio non biodegradabili
- Plastiche ricavate da canna da zucchero
- BioPET
Un aspetto sul quale vale la pena soffermarsi riguarda il fatto che il termine “biodegradabile” non è sinonimo di “compostabile”. Per poter utilizzare la prima definizione, è necessario che il materiale si decomponga del 90% in 6 mesi.
Cosa dire, invece, della parola “compostabile”? Questo termine può essere utilizzato nei casi in cui un determinato materiale è biodegradabile e in grado di andare incontro a un processo di composizione che si concretizza in un lasso di tempo inferiore ai 2 mesi. Le bioplastiche, salvo indicazioni diverse, devono essere sempre smaltite nella plastica.
In quali settori vengono impiegate le bioplastiche?
In quali settori si utilizzano di più le bioplastiche? Per quanto riguarda i dati più recenti, è impossibile non parlare l’incremento del suo ricorso nell’ambito della produzione di articoli monouso (+120% dal 2019 al 2020). Entrando nel vivo di questo comparto, è bene specificare che le cose possono cambiare a seconda del prodotto. Per rendersene conto, basta ricordare che, nel 2019, il mercato dei piatti monouso e delle altre stoviglie è stato interessato da un decremento.
In generale, il settore che vede un impiego più massiccio delle bioplastiche è quello della produzione di shopper per supermercati e per negozi che, da diverso tempo a questa parte, hanno deciso di mettere in primo piano la sostenibilità anche nella fase conclusiva del customer journey, creando dei veri e propri trend (le shopper sono diventate ormai degli accessori molto apprezzati).
In viaggio verso il 2050
Di bioplastiche si parla molto anche perché, ora del 2050, tutti i Paesi UE dovranno garantire la naturalità climatica. Questo implica la necessità di focalizzarsi in maniera sempre più intensa sulle energie rinnovabili, con investimenti su settori come le bioplastiche e non solo. Se si rimane nel campo della sostenibilità a tavola, è possibile trovare delle innovazioni a dir poco strabilianti, come per esempio le pellicole bio realizzate con scarti di frutta e verdura. In alcuni casi, si tratta di soluzioni in grado di preservare i cibi sui quali vengono poste dai processi di deterioramento. I vantaggi? Una svolta notevole per quanto riguarda il volume di cibo conservato.
Non c’è che dire: il settore è davvero promettente e pronto a rappresentare un driver di successo per gli obiettivi sostenibili europei dei prossimi decenni!