Sono molti i motivi che possono portare a lasciare una casa presa in affitto.
Ci possono essere delle ragioni di trasferimento in un’altra città oppure si ha semplicemente voglia di cambiare aria.
Ma come fare a livello concreto?
Le motivazioni che interrompono il contratto contano!
Partiamo subito col dire che l’inquilino che vuole lasciare l’immobile che ha preso in affitto deve inviare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno al proprietario.
La lettera serve ad informarlo della volontà di interrompere il contratto di locazione.
In questa lettera devono essere specificate bene le motivazioni per cui il contratto deve essere interrotto.
In realtà i motivi dovrebbero essere oggettivamente gravi.
Quindi per esempio un motivo che si può utilizzare è quello di considerare qualche aspetto di cui non si era a conoscenza nel momento in cui si è preso l’immobile in affitto o un evento che sia sopraggiunto successivamente alla stipula del contratto di locazione.
Su Likecasa.it, il sito immobiliare leader nell’informazione sulla casa, è possibile trovare la guida su come scrivere una disdetta di affitto e scaricare il fac simile della lettera.
I tempi utili
Un altro elemento che deve essere specificato nella lettera di disdetta è quello che riguarda le tempistiche.
Infatti di solito una lettera di disdetta di un contratto di locazione deve essere inviata almeno con 6 mesi di anticipo.
Può anche capitare che nel contratto firmato dalle due parti sia riportato un periodo di preavviso più breve, solitamente in riferimento a 3 mesi.
È da specificare comunque che l’inquilino avrebbe sempre la possibilità di dare disdetta in qualsiasi momento.
Questa regola vale anche quando si firma un contratto di 3 o 4 anni e si ha paura di legarsi per troppo tempo.
Le regole per lasciare la casa
Molto importante è il momento in cui avviene la riconsegna dell’immobile al proprietario di casa.
Infatti, prima che avvenga la vera e propria restituzione delle chiavi, le due parti, ovvero l’inquilino e il proprietario, devono verificare insieme le condizioni in cui l’abitazione si trova, valutando anche gli arredi ed eventualmente gli elettrodomestici che sono di proprietà del locatore.
Bisogna infatti riuscire a comprendere fino in fondo se ci siano dei danni rapportabili a carico dell’inquilino.
Quest’ultimo ha infatti il dovere di restituire l’immobile nelle stesse condizioni in cui lo ha ricevuto all’inizio del rapporto di locazione.
Fanno eccezione naturalmente gli effetti del deterioramento naturale o del consumo legato all’utilizzo.
Anche la Cassazione è intervenuta con varie sentenze su queste situazioni che spesso danno luogo a dei contenziosi.
Infatti è stato stabilito per legge che, se l’inquilino arreca dei danni imputabili ad una sua responsabilità, ha l’obbligo di risarcire il proprietario.
Per questo è importante che il locatore e il conduttore verifichino insieme le condizioni dell’appartamento, specialmente se questo è dotato di mobili.
Sarebbe buona norma redigere un inventario, che va sottoscritto sia all’inizio che alla fine del rapporto di locazione, in modo che venga descritto con tutti i dettagli lo stato con cui i beni sono stati conservati.
Cosa succede quando ci sono dei danni all’appartamento?
È da specificare comunque che il locatore non può trattenere la caparra data dall’inquilino per compensare le spese da sostenere per le riparazioni di eventuali danni arrecati.
La cauzione infatti può essere trattenuta soltanto nel caso ci siano delle eventuali mensilità che non sono state corrisposte.
Se ci sono dei danni che sono da imputare alla responsabilità dell’inquilino, il proprietario può addebitare un costo aggiuntivo, ovvero l’importo necessario a ripristinare la situazione precedente per mettere il bene nelle stesse condizioni in cui si trovava al momento della stipula del contratto di locazione.
La soluzione è quella che le due parti si mettano d’accordo, addossando all’inquilino l’ammontare delle spese.
Se non si riesce a trovare un accordo fra le parti, il padrone di casa potrà citare in giudizio lo stesso conduttore, in modo che poi sia il giudice a quantificare l’importo da pagare.
Se l’inquilino ritarda la riconsegna delle chiavi e rimane quindi a godere del bene, anche con il consenso da parte del proprietario, è tenuto comunque a pagare un canone in rapporto a quello pagato quando vigeva ancora il contratto, quindi fino al momento della riconsegna dell’appartamento.
Sarebbe buona norma che il locatore rilasciasse una liberatoria in occasione della riconsegna dell’immobile, in modo che spieghi esplicitamente che non abbia nulla a pretendere dal conduttore.
In questo modo si ha la possibilità di mettere a punto una tutela che vale soprattutto per l’inquilino, che quindi non deve alcun tipo di risarcimento o di rimborso di spese.