Quando si parla di professionisti della salute che si occupano del benessere infantile, un doveroso cenno deve essere dedicato alla figura dello psicologo infantile. Se sei qui, significa che vuoi sapere qualcosa di più su questo professionista sanitario e scoprire sia come opera, sia quando è necessario contattarlo.
Psicologo infantile, come opera?
Non importa che si parli di psicologo infantile Torino o di professionisti che operano in altre città: in tutti i casi, quando si chiama in causa la figura appena citata si inquadrano determinate linee riguardanti il modus operandi.
Lo psicologo infantile è un professionista che esercita ricorrendo a vari approcci ma con un obiettivo specifico, ossia quello di risolvere situazioni di disagio del bambino. Queste ultime possono riguardare sia l’aspetto emotivo, sia i comportamenti veri e propri.
Come già detto, dal momento che ha a che fare con pazienti di età molto diverse tra loro – dallo psicologo infantile può andarci il bambino di un anno come quello di sette – il professionista opera mettendo in primo piano un ampio numero di tecniche.
Entrando nel vivo di queste ultime, si può parlare della somministrazione di test, ma anche dell’osservazione diretta del bimbo in ambienti come la scuola o quello domestico (per quanto riguarda quest’ultimo caso, si può avere a che fare sia con le parentesi dedicate al gioco, sia con quelle in cui il piccolo si rapporta con gli adulti o con i coetanei).
Quando rivolgersi a uno psicologo infantile
A questo punto, è naturale chiedersi in quali casi sia utile rivolgersi a uno psicologo infantile. Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda, dal momento che il professionista a cui stiamo dedicando questo articolo può operare, al netto del focus sull’età infantile, focalizzandosi su diversi aspetti.
Questo è il caso, per esempio, dello psicologo che si occupa dei DSA (disturbi specifici dell’apprendimento). Come forse già sai, quando si chiama in causa questo acronimo si inquadrano dei disturbi del neurosviluppo che impattano sulla capacità di leggere, di scrivere e di gestire in maniera corretta semplici calcoli.
Nei casi in cui, per esempio, il proprio bambino al secondo anno di scolarizzazione palesa difficoltà nel riconoscere le lettere nei testi, nello scrivere o nell’eseguire una delle quattro operazioni o tutte, è il caso di rivolgersi a uno psicologo infantile in grado di valutare la necessità di rilasciare un’autocertificazione.
Si potrebbe andare avanti ancora molto a elencare le situazioni in cui è il caso di rivolgersi a uno psicologo specializzato nelle problematiche dell’età infantile. Tra le eventualità in questione spiccano i frangenti in cui il bambino manifesta sintomi di regressione o di aggressività.
Il quadro appena descritto può essere legato a momenti di particolare difficoltà, come per esempio la separazione dei genitori o l’arrivo di un fratellino. In merito ai genitori, è doveroso aprire una parentesi, ricordando che il primo colloquio con lo psicologo infantile avviene alla loro presenza. Il motivo è molto semplice: per il bambino si tratta di un percorso non facile e la presenza di due volti in grado di trasmettere sicurezza può solo favorire un buon inizio.
Inoltre, è essenziale che il professionista concordi con gli adulti responsabili del minore ogni dettaglio del percorso, a partire, ovviamente, dagli obiettivi.
Come scegliere lo psicologo infantile?
Come si sceglie lo psicologo infantile perfetto? Premettendo il fatto che intervengono numerosi fattori, in primis l’empatia, ricordiamo che esistono alcuni aspetti davanti ai quali non si può prescindere.
Innanzitutto, è necessario sottolineare l’importanza di rivolgersi solo a professionisti regolarmente iscritti all’Albo. Un altro aspetto da non dimenticare è il valore della formazione – master mirati sui DSA, per esempio – e della collaborazione con scuole e istituzioni come il Tribunale dei Minori.