Con la legge di stabilità del 2017 in Italia sono stati introdotti dei nuovi strumenti di investimento che stanno facendo registrare un buon successo, ben oltre le più rosee aspettative. Ci riferiamo ai piani individuali di risparmio che sono noti con la sigla PIR, e che puntano ad indirizzare il risparmio delle persone fisiche verso l’economia reale. L’investimento minimo sui PIR è pari di norma a 500 euro per quelli che sono strumenti finanziari privi di durata massima, esenti da imposta di successione, e contraddistinti da vantaggi a livello fiscale attraverso l’esenzione totale delle imposte sul capital gain e sui rendimenti.
Rispetto al classico investimento in azioni, con le modalità e le caratteristiche che si possono approfondire sul sito Investireinborsa.org , quella nei PIR è una modalità di allocazione del risparmio che è caratterizzata da diverse forme giuridiche. I piani individuali di risparmio possono essere infatti rappresentati da Sicav, da fondi comuni d’investimento, ed anche da polizze assicurative a contenuto finanziario, da gestioni individuali di portafogli di investimento e da depositi amministrati.
L’introduzione dei PIR in poco tempo ha innescato non pochi vantaggi alla crescita di molte piccole e medie imprese quotate in Borsa a Piazza Affari sull’Aim Italia. In soli sette mesi, dal mese di gennaio a luglio del 2017, grazie ai Pir è infatti arrivato ben 1 miliardo di euro di liquidità con la conseguenza che gli scambi sull’Aim Italia, rispetto all’intero 2016, sono già triplicati.
Proprio per la scarsa liquidità, fino allo scorso anno l’Aim Italia era il tallone d’Achille della Borsa Italiana, mentre ora le cosiddette small cap non solo sono ben scambiate, con volumi in crescita anche nel periodo estivo, ma si prevede che nei prossimi mesi non mancheranno nuove Pmi a puntare alla Borsa attraverso l’Initial Public Offering (IPO). Non a caso attualmente la capitalizzazione dell’Aim Italia sfiora i 5 miliardi di euro per un totale di 87 società quotate. E questo grazie agli oltre 2 miliardi di euro complessivamente raccolti non solo attraverso le nuove quotazioni, che quest’anno sono state 12, ma anche con le operazioni di aumento del capitale sociale.
Le risorse investire nei PIR entro l’anno dovrebbero raggiungere, e probabilmente superare la soglia dei 10 miliardi di euro, un livello ben oltre le stime formulate dal Governo italiano. Inoltre, da qui a cinque anni, in accordo con un Rapporto di Ir Top, 1,25 miliardi di euro arriveranno sull’Aim Italia proprio dai PIR che come politica di investimento hanno quella di acquistare asset che sono rappresentati da azioni e da obbligazioni di aziende italiane, con una quota parte di queste in titoli di Pmi. Il mercato dei PIR fa gola pure alle grandi banche d’investimento, e non a caso il colosso americano JPMorgan dal mese di agosto del 2017 ha lanciato il JPMorgan Funds – Multi-Asset Italy PIR Fund, un Fondo che è Bilanciato in quanto investe per il 50% in titoli azionari, e per il 50% da titoli obbligazionari.
Tra le banche italiane che propongono i PIR c’è Fineco, l’Istituto di credito online del Gruppo UniCredit, che permette ai propri clienti di investire nel Fondo PIR Pioneer Risparmio Italia. Trattasi, nello specifico, di un Fondo comune aperto che è conforme alla normativa PIR, e che di conseguenza prevede quanto segue: un periodo minimo di detenzione dell’investimento pari a cinque anni; esenzione dal pagamento dell’imposta su successioni e donazioni: esenzione fiscale totale sui redditi da capitale e redditi diversi.
Nel dettaglio, il PIR Pioneer Risparmio Italia è un Fondo comune di diritto Italiano Bilanciato Obbligazionario in euro con codice ISIN IT0005238966 Classe A, con il gestore che è Pioneer Investment Investment Management SGRpA, e con un investimento minimo iniziale e successivo pari a 50 euro. I risparmiatori privati che, in qualità di persone fisiche, investono nel Fondo PIR Pioneer Risparmio Italia, possono effettuare operazioni di sottoscrizione e di rimborso, ma non di switch a fronte dei seguenti costi: commissione di sottoscrizione pari al 2% massimo, commissione di gestione pari all’1,20% mentre non sono previste commissioni di rimborso.
Tra i primari Istituti bancari italiani, pure Intesa Sanpaolo propone i PIR, quelli della Società di Gestione del Risparmio Eurizon Capital. In particolare, presso le filiali Intesa Sanpaolo è possibile sottoscrivere tre tipologie di PIR, Eurizon Progetto Italia 20, Eurizon Progetto Italia 40 ed Eurizon Progetto Italia 70. Le tre tipologie di Piani individuali di risparmio sono caratterizzati da profili di rischio-rendimento e di componente azionaria crescenti, e dal rispetto della normativa prevista sui PIR. Il che significa che l’importo massimo di investimento per anno solare, da parte di un risparmiatore privato, non può superare i 30 mila euro, mentre l’importo massimo totale dell’investimento non può superare i 150 mila euro a fronte di una durata minima pari a 5 anni al fine di poter beneficiare delle agevolazioni fiscali.