Entra nella vicenda Ilva, la Cassa Depositi e prestiti che nella fase iniziale del passaggio di mano dell’Ilva era schierata con l’altra cordata che poi non ha vinto la corsa assegnata, invece a Arcelor Mittal e Gruppo Marcegaglia. Nuovi sviluppi si sono verificati in questi giorni, con la bocciatura della presenza di Marcegaglia dall’Antitrust Europeo che ha ritenuto che l’unione di Arcelor Mittal , il più grande produttore mondiale di acciai e Marcegaglia che è il più grande gruppo di trasformazione, rappresentasse una concentrazione in grado di alterare il mercato e la concorrenza.
La Cdp soddisferebbe, invece, le richieste dello stesso Antitrust, dando il disco verde all’operazione. Nella nuova composizione resterebbe inalterata la presenza di Arcelor Mittal sempre con l’88,8% mentre l’ingresso della Cdp avverrebbe con il 5,6% e un apporto di capitale pari a 100 milioni. Altrettanto sarebbe per la presenza anche di Intesa San Paolo, con la medesima partecipazione.
Come sarà l’Ilva di domani?
Ora si sta pensando a rielaborare il piano di ristrutturazione dell’azienda, definendo meglio anche gli aspetti ambientali per arrivare poi alla vendita degli asset. Prossimamente, il 20 dicembre, si terrà una riunione presso il Ministero dello sviluppo economico per definire più chiaramente il futuro dell’Ilva e in questa occasione il Ministro Calenda avrebbe invitato anche il Governatore della Puglia Emiliano con la speranza che la nuova condizione e il nuovo piano possano convincere il Governatore a ritirare il ricorso presso il Tar.
In ballo c’è non solo l’occupazione, il futuro dei lavoratori e delle loro famiglia ma anche la tutela della salute dei cittadini di Taranto, ora messa in dubbio a causa dell’eccessivo inquinamento provocato dall’azienda e che sta incrementando l’incidenza di malattie anche gravi a carico degli stessi cittadini e soprattutto dei bambini della città pugliese. Su questi aspetti è puntato il ricorso di Emiliano: il nuovo piano sarà risolutivo anche sotto questi aspetti?